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CASO O MANIPOLAZIONE? DIFFICILE CAPIRLO! (3 parte)

"Trend is your friend" e su questo non c'è dubbio. Eppure se vi fosse solo il trend, i grafici sarebbero irriconoscibili.



Cari Lettori,


nei due precedenti articoli abbiamo iniziato uno studio sul comportamento tipico dei prezzi delle attività finanziarie, con lo scopo di verificare se è possibile riscontrare, a livello grafico, delle manipolazioni di prezzo oppure, se certi movimenti anomali, possono essere giustificati semplicemente impiegando dei modelli casuali.

Nella prima parte di questo studio abbiamo dimostrato che:

  • anche i dati casuali possono formare dei trend;
  • anche i dati reali possono mostrare una componente casuale o meno pronunciata.


Nella seconda parte abbiamo iniziato a focalizzarci sul trend, ovvero abbiamo iniziato a costruire delle serie di valori sommando due componenti, entrambe generate casualmente. La prima era costituita da una semplice sequenza di numeri estratti a caso. La seconda aggiungeva alla prima per 20 volte consecutive lo stesso valore, sempre generato casualmente. In questo modo ad un intero gruppo di 20 valori veniva aggiunto lo stesso numero e ciò comportava un innalzamento o un abbassamento del valore. L'effetto grafico era quello di generare delle tendenze un po' meglio identificabili.

In questa terza parte, facciamo un ulteriore passo in avanti e ci focalizziamo sul trend. Un'operazione del genere, se fosse compiuta sui veri dati di mercato potrebbe, apparentemente, rappresentare una fonte inesauribile di guadagni. Infatti, se fosse perfettamente chiaro in che direzione va il mercato, non si sbaglierebbe nemmeno un'operazione. In realtà le cose non stanno proprio così o meglio, come vedremo tra poco, un mercato in cui la tendenza fosse perfettamente identificabile è del tutto irrealistico.

Per il momento concentriamoci sul nostro esperimento. Il miglior modo per isolare una tendenza da una serie di valori casuali è quello di costruirla per prima e solo in seguito aggiungere l'elemento di casualità. Dal momento che studiamo dei dati puramente fittizi, anche le tendenze che generiamo sono costruite utilizzando numeri casuali. Ancora una volta suddividiamo la nostra serie di valori in gruppi di 20 dati. Si estrae casualmente un numero decimale che può variare di 0,1 nell'intervallo compreso tra -0,5 e +0,5.

Per fare un esempio, i numeri estratti possono essere -0,4, +0,3, -0,2, ma non devono essere più piccoli di -0,5 e più grandi di +0,5. Questo per evitare di costruire delle tendenze troppo pronunciate, cioè di generare dei grafici troppo ripidi. Una volta estratto il numero, ad esempio 0,2, esso viene aggiunto al precedente valore della serie. In tal modo, a differenza degli esempi mostrati il mese scorso, ciascuno dei 20 valori del sottoinsieme sarà maggiore del precedente di 0,2 (mentre nella seconda parte dello studio avremmo sommato 0,2 a tutti i e 20 i dati dello stesso gruppo).

Negli esempi di questo numero, applichiamo rigorosamente il concetto matematico di tendenza, dal momento che il numero estratto rappresenta il coefficiente angolare (cioè l'inclinazione) di ciascuno dei segmenti da 20 dati. Costruiamo una prima serie ed ecco cosa otteniamo:





È assai probabile che la prima impressione visiva sia alquanto deludente. In effetti il grafico esprime delle tendenze, generate dalla sequenza di gruppi di 20 dati di cui, di volta in volta, variamo il coefficiente angolare. Si tratta comunque di un grafico in cui si ha l'impressione che manchi qualcosa. Qual' è l'elemento che manca? Sembra incredibile, ma ciò di cui avvertiamo la mancanza è il caos, ovvero la sequenza caotica di sedute positive e negative che contraddistinguono l'andamento del mercato vero.

E per dimostrarlo possiamo aggiungere nella serie originale una semplice sequenza di numeri casuali che variano di 0,1 è che possono assumere valori compresi tra -3 e +3. Una volta effettuata l'aggiunta si ottiene un grafico come quello che segue:






Si tratta di un diagramma già più simile a quelli reali di mercato. Ma per renderlo ancora più realistico dovremmo effettuare due ulteriori modifiche:

1) aggiungere la possibilità che i trend abbiano durata variabile. In altre parole, i gruppi di dati non dovrebbero più avere una lunghezza fissa di 20 valori, ma quest'ultima dovrebbe essere variabile.

2) I valori dell'elemento di disturbo, che andiamo ad aggiungere al trend, non dovrebbero avere la stessa probabilità di apparizione al variare della loro ampiezza. In altre parole, i valori più vicini a -3 e 3 dovrebbero avere una probabilità di apparizione inferiore a quella dei valori vicini allo 0, proprio come accade nella realtà.

Ma non è necessario effettuare queste modifiche, dal momento che il nostro scopo non è quello di costruire delle serie di valori casuali il più possibile simili ai valori veri. Il nostro obiettivo è di isolare il contributo di ciascuna componente della variabilità nella formazione dei valori veri che appaiono sui mercati finanziari.

Dunque cosa possiamo dedurre alla luce di quanto abbiamo studiato in questo articolo?

1) L'alternanza di segno tra una seduta all'altra (oppure tra un periodo all'altro) di per sé non è sufficiente per determinare (o ostacolare) la tendenza. In altre parole, è il tasso medio di incremento (o decremento) che determina la tendenza (perlomeno quando essa venga ricercata su periodi sufficientemente lunghi). Se, per esempio, io mi trovassi di fronte ad una sequenza di numeri +2, -1, +2, -1, +2, -1, avrei una tendenza positiva anche se essa è formata da valori che alternano continuamente il loro segno. Ecco perché Charles Dow, più di un secolo fa, ebbe la corretta intuizione che è l'orientamento di massimi e minimi (definiti allora
pivot point) a determinare la tendenza e non l'alternanza delle singole sedute.

2) Una sequenza di brevi tendenze consecutive, se orientate nella stessa direzione, ancorché con intensità (cioè con pendenza) differente, può costruire una tendenza di più lungo periodo. Questa sorta di regola frattale dei mercati finanziari viene spesso riscontrata, ma raramente compresa fino il fondo. Infatti, se io dico che la tendenza di un anno non è nient'altro che la somma della tendenza di tutte le sedute di quell'anno, non sto scoprendo nulla di eccezionale. Il punto di vista che bisogna adottare è esattamente il contrario. Cioè, ci vogliono molte sedute caratterizzate da un certo tipo di variabilità per formare una lunga tendenza importante.

Anche quest'ultima affermazione sembrerebbe piuttosto scontata ed in effetti lo è, ma solo
ex post. In altre parole, alla fine di un anno di borsa molto positivo possiamo dire che la maggior parte delle sedute di quell'anno è stata positiva. Ma ciò si è realizzato giorno per giorno, senza che alcunché fosse scontato.

Proprio qui sta la grande differenza di mentalità tra analisti e trader. Entrambi, in teoria, dovrebbero essere in grado di delineare delle strategie efficaci per operare sui mercati finanziari. Invece, molto spesso gli analisti tendono a focalizzarsi troppo sul passato, mentre i trader, avendo quasi sempre posizioni aperte quindi esposte ciò che succederà in futuro, tendono ad concentrarsi sul previsionale ed avere una mentalità più flessibile. In altre parole, è più probabile che un semplice rallentamento del rialzo allarmi prima il trader e poi l'analista tecnico, anche se dovrebbe essere colto anche da quest'ultimo.

Anche in questo articolo siamo riusciti a costruire delle serie di valori manipolate utilizzando valori casuali. Ancora una volta la manipolazione dei dati fittizi ci ha aiutato a comprendere alcuni aspetti importanti della realtà. Man mano che avanziamo nel nostro studio ci rendiamo conto che le serie di valori dotate di variabilità possono seguire degli andamenti complessi anche quando noi governiamo la regola che li genera.

La stessa logica vale per qualunque tentativo di manipolazione dei mercati. Sempre Charles Dow spiegava che le "mani forti" influenzano certamente i mercati, ma senza averne il controllo assoluto, tanto più quanto più si tratta di manipolare attività finanziarie molto scambiate. Dow più di un secolo fa diceva che non basta che la manipolazione alteri inizialmente i prezzi, è necessario che i prezzi siano manipolati in maniera tale da suscitare emotività e da influenzare le aspettative della massa degli operatori, che non hanno capacità di manipolazione.

In altre termini, la speculazione deve avere il sostegno del mercato per imporre una tendenza ai prezzi. Infatti i prezzi di Borsa sono autoreferenziali, nel senso che i rialzi attirano investitori al rialzo ed i ribassi attirano paura e speculazione al ribasso. Quindi, la manipolazione ha tanto più successo quanto più questi fenomeni autoreferenziali fanno sì che le micro tendenze si orientino verso una macrotendenza prevalente, ovvero generino trend lunghi ed importanti.









Massimo Intropido
















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