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Riflessioni ed approfondimenti di ANALISI TECNICA

Analisi Tecnica

Riflessioni ed
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ANALISI TECNICA


L'OSCILLATORE STOCASTICO di GEORGE LANE (prima parte)


Cari Lettori,

"ipercomprato" ed "ipervenduto" sono due dei tanti termini fin troppo inflazionati nel linguaggio borsistico e dell'analisi tecnica. Non se ne ha la certezza, ma pare proprio che George Lane, quando ideò l'oscillatore stocastico negli anni '60, non intendeva domandarsi se il mercato si trovasse in condizioni d'eccesso di acquisti o di vendite, vale a dire nelle condizioni richiamate dai suddetti termini.

Lane ed il suo gruppo di lavoro stavano semplicemente studiando degli indicatori che definissero il mercato, per descrivere (e possibilmente anticipare) l'andamento dei prezzi delle principali grandezze economiche (materie prime, azioni, ecc.) nel pieno dell'euforia cibernetica degli anni '60, epoca in cui le grandi università americane misero a disposizione degli studiosi del tempo, i primi computer ingombranti e poco potenti.

Lane, con grande umiltà ed un certo senso di humour, in un suo famoso articolo su
Stock & Commodities [1]raccontò come non tutti gli indicatori studiati funzionassero, così come ammise che alcuni degli strumenti in via di sperimentazione in quegli anni funzionavano bene anche per studiare l'economia (nel caso specifico l'indicatore %D che si rivelò un buono strumento econometrico).

Come scrisse il suo inventore, lo stocastico è una sorta di indicatore di
momentum e di posizione al tempo stesso. In una precedente lezione di Analisi Tecnica abbiamo visto che il momentum non è nient'altro che la direzione e la velocità del prezzo. Un alto momentum positivo significa che i prezzi stanno crescendo molto. Un momentum fortemente negativo significa che i prezzi stanno precipitando.

Il contenuto informativo in termini di posizione è legato al fatto che, come osserva Lane, quando i prezzi si muovono fortemente in una direzione, per esempio quando crescono, le sedute tendono a concludersi su valori estremi nella stessa direzione della tendenza, cioè le azioni chiudono sui massimi durante i rialzi e sui minimi durante ribassi.
Se si estende il concetto ad un periodo di cinque sedute (cinque barre) è possibile capire se, con riferimento ad un certo periodo di tempo, i prezzi hanno una tendenza molto forte (in questo caso chiuderanno vicino ai valori estremi) oppure la stanno perdendo, iniziando il percorso contrario. In tal caso il valore dello stocastico tenderà a muoversi in direzione opposta a quella tenuta fino a poche barre prima, creando una divergenza.

È proprio lo studio della posizione relativa dei prezzi rispetto a loro stessi, che può essere letto in termini di momentum. Un abbandono degli estremi costituisce una sorta di rallentamento della tendenza, ma ciò è esattamente quello che, con un'altra logica, viene indicato dal momentum. Del resto le formule di calcolo sono molto simili.

Si tratta in entrambi i casi della differenza tra il prezzo di chiusura ed un altro prezzo: nel caso del momentum il prezzo è la chiusura di n sedute (barre) prima.
Nel caso dello stocastico il prezzo è il minimo di un certo periodo di tempo, tipicamente 5 sedute (barre).
L'osservazione diretta delle formule chiarirà ulteriormente il concetto:

MOMENTUM a 5 giorni


M5 = Chiusura - Chiusura[5]

Dove Chiusura[5] rappresenta appunto la chiusura di cinque periodi prima.


STOCASTICO


Chiusura - Minimo[5]
%K = _______________________
Massimo[5] - Minimo[5]

Nel grafico successivo si può notare che la differenza è minima





Si tratta dell'indice S&P500 nell'ultimo anno e mezzo. L'indicatore K% è segnato con la linea più chiara, mentre il momentum a 5 giorni è raffigurato con un tratto più scuro e marcato. Come si nota, il legame tra i due è fortissimo (anche se il momentum ha un'escursione a volte più limitata, cioè risente maggiormente dell'effetto dimensionale) e ciò conferma le nostre affermazioni. I due indicatori sono "
in fase", cioè misurano la stessa grandezza e dunque si muovono in maniera correlata.

D'altra parte la somiglianza tra molti degli indicatori dell'Analisi Tecnica è ben spiegata da Tushar Chande e Stanley Kroll nel loro The New Technical Trader [2]. Questa somiglianza deriva soprattutto dal fatto che essi vengono calcolati tutti a partire dal prezzo e dunque una forte tendenza di quest'ultimo tende a far assumere loro valori estremi.

Solo per chiarezza elenchiamo le formule dei tre indicatori che costituiscono lo stocastico.

Iniziamo da %K, il vero stocastico, la cui formula è stata descritta sopra, ma la ripetiamo per comodità.


Chiusura - Minimo[5]
%K = _______________________
Massimo[5] - Minimo[5]


Per migliorarne la leggibilità si calcolano dapprima:


%D (altrimenti detto
Slow)
%K = Media Mobile a tre periodi di %K =

%K + %Kt-1 + %Kt-2
= _______________________
3

Dove %Kt-1 e %Kt-2 rappresentano i due valori precedenti di %K.


Poi si calcola la %D Slow, ovvero la versione rallentata di %D, con il seguente algoritmo:


%D Slow = Media Mobile a tre periodi di %D =

%D + %Dt-1 + %Dt-2
= _______________________
3

Dove, ovviamente, %Dt-1 e %Dt-2 rappresentano null'altro che i due valori precedenti di %D.

Prima di occuparci dell'interpretazione dei segnali forniti dallo stocastico, è importante capire perché questo indicatore sia così atipico.
Abbiamo detto sopra che George Lane parte dal presupposto che, durante un trend rialzista, le chiusure tendono a essere più vicine ai massimi che ai minimi e viceversa, durante un trend ribassista le chiusure tendono ad avvicinarsi molto ai minimi.
I grafici seguenti contengono la rappresentazione visiva di questo concetto.






Verifichiamo se ciò è vero. Nella figura successiva osserviamo nuovamente l'andamento dell'S&P500.





Le sedute in cui la chiusura è avvenuta più vicino ai massimi che ai minimi sono indicate con una barra più chiara. Effettivamente i periodi in cui il trend è rialzista sono contraddistinti da un ammassamento di barre chiare, così come le fasi ribassiste vedono un accumulo di barre più scure.

Dunque è effettivamente vero che durante un trend le chiusure tendono ad avvicinarsi all'estremo orientato nella stessa direzione della tendenza, pertanto sorge spontanea la riflessione che lo stocastico è diverso dalla maggior parte degli altri indicatori, che sono, come spiega con molta efficacia Perry Kaufman [3], delle semplici rappresentazioni della forza relativa, cioè della differenza tra il prezzo di chiusura ed una certa velocità di trend.

Lo stocastico è un indice di posizione relativa, cioè non esprime la posizione del trend mediante la forza, ma la forza del trend mediante la posizione del prezzo rispetto ai suoi stessi estremi. Questa è una distinzione importante, perché evidenzia una vera e propria differenza di filosofia tra tale indicatore e gli altri.

Nella prossima lezione di Analisi Tecnica, spiegheremo il significato dei termini
Ipercomprato ed Ipervenduto ed illustreremo le regole d'utilizzo dello stocastico.



Massimo Intropido






Note bibliografiche___________________________________________________________________________


1 George Lane, Lane's Stochastic, in Technical analysis of Stocks and Commodities, Vol. 2 : 3.

2 Tushar Chande, Stanley Kroll, The New Technical Trader, Wiley 1994.

3 Perry Kaufman, New Trading Systems and Methods, Wiley 2005.






















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